Dove non arrivano le parole, lì c’è una favicon

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La favicon (da favorite icon) è la tua migliore amica. Piccola e utile, presenta il tuo brand agli occhi della Google SERP su dispositivi mobili. Mica da ridere. Impariamo a conoscerla, amarla e sfruttarla nel miglior modo possibile.

Favicon, storia di un’icona (per i browser)

Zitta zitta quatta quatta, la favicon sta sotto il nostro naso da circa 20 anni, proprio quando venne lanciato Internet Explorer 5 (giusto per sentirsi vecchi) che introdusse questa feature: una piccolissima icona che compariva, e tuttora compare, accanto all’indirizzo URL nella barra degli indirizzi e nei risultati di ricerca.

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Il suo nome la dice lunga sul suo uso: è l’icona di richiamo per segnalare i siti favoriti – sulla barra dei preferiti di Chrome o sulla visualizzazione a griglia di Safari. Le sue dimensioni ridotte (si parte da 16x16px) fanno riflettere molto sull’importanza del design di un logo in fase di styling grafico: scalabilità, leggibilità, etc.

Se volete che nessun elemento venga perso – soprattutto quando i pixel si contano sulle dita di una mano – è necessario semplificare affinché la favicon renda immediatamente riconoscibile il tuo marchio. Mettiamola così: se bello vuoi apparire, anche in piccolo devi ragionare.

Favicon nella SERP. Se una (piccola) immagine vale più di mille parole

Dicevamo, dunque. Riconoscere, distinguersi, trovarsi.

La favicon è anche un po’ un sensale. Campo del primo appuntamento: la pagina dei risultati del motore di ricerca.

Da qualche mese, infatti, la favicon ha iniziato a contraddistinguere la pagina dei risultati del motore di ricerca mobile di Google (SERP – Search Engine Results Page) e, un po’ come la metadescription, inizia a stagliarsi come elemento da considerare per la CTR (click-through rate – percentuale di clic). 

Ma raccontiamola bene: siamo a Maggio 2019 e Google annuncia questa novità con un tweet in cui racconta che cambia look un po’ come il nostro amico sui social che sfoggia un nuovo taglio, facendoci vedere che i risultati organici della SERP verranno visualizzati da mobile con l’aiuto della favicon che permette di identificare in un lampo l’identità del brand o del sito indicizzato.

Nulla di nuovo sotto il sole di Google tuttavia: se una delle conseguenze della SEO è la capacità di essere riconosciuti, allora per mantenere la nostra posizione, si dovrà lavorare per risultare autorevoli e affidabili – come un brand. La direzione tracciata dalla favicon appare proprio questa: aiutare l’utente a distinguere i risultati di un marchio da terze parti che lo “cannibalizzano”.

Come la favicon sposterà l’equilibrio dei CTR organici (e lo farà), non vedremo l’ora di analizzarlo.

Ci lasciamo dunque come durante le inchieste su un caso di cronaca: avremo una nuova lettera da farti leggere, in caso di sviluppi improvvisi!

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