Creatività, felicità e viaggio: il potere del tempo libero

Stefan Sagmeister | the happy film | caroselling | studio creativo | design e comunicazione mantova

Travis Kalanick

Nasce nella periferia losangelina e inizia vendendo coltelli a porta a porta, lo ritroviamo dopo vent’anni con il coltello tra i denti, dopo essere stato accusato da Apple di aver manomesso i suoi iPhone con un codice e aver installato un software per schermarlo agli ingegneri di Cupertino, dopo aver abbandonato (ovviamente) ingegneria informatica alla UCLA, dopo aver fondato una start-up simile a Napster e una simile a Dropbox, dopo aver fallito e fallito e aver reinvestito sempre nel suo capitalismo creativo estremo. Vita acuminata, densa, vorticosa e sempre ai limiti legislativi, è quella di Travis Kalanick, il CEO di Uber (ex CEO, si è dimesso da poche ore).

I taxisti lo odiano, i dipendenti un po’ lo amano e un po’ lo odiano, le tazze in azienda volano, i ritiri aziendali sono strani, veramente strani, Tim Cook lo maltratta, da piccolo voleva diventare una spia, multe da ogni dove fioccano per aver sempre oltrepassato le regole in ogni campo e a qualunque costo e lui è l’ossessione in persona, il Joker della Silicon Valley con un patrimonio personale di oltre 6 miliardi di dollari mentre la sua creatura è un colosso presente in 600 città nel mondo con un valore stimato di 70 miliardi di dollari.

E cosa fa durante il suo primo anno da milionario Travis Kalanick, l’uomo con il sogno di abbassare il costo delle auto a noleggio cliccando un bottone?

Si prende un anno sabbatico e viaggia in giro per il mondo: Hawaii, Francia, Australia, Capo Verde, Senegal, Groenlandia, Islanda, Grecia, Giappone, Spagna.

Stefan Sagmeister

Stefan Sagmeister | the happy film | caroselling | studio creativo | design e comunicazione mantova

Inizia a lavorare a Honk Kong per Leo Burnett a 29 anni, sue sono le copertine dei dischi di Lou Reed, Talking Heads, Rolling Stones, David Byrne, Pat Metheny, ora è uno dei graphic designer più influenti e famosi al mondo.

È l’austriaco Stefan Sagmeister che poi fonda la Sagmeister Inc. negli Stati Uniti, ora Sagmeister & Walsh.

Come Kalanick anche lui è noto per la forte allergia alle regole, per aver infranto tutte le consuetudini nel suo campo, aver sempre lavorato con la sua creatività ai limiti del consentito calpestando lo status quo, mettendo tutto in discussione e vincendo. Per il manifesto di una mostra nel 2003 ha mangiato 100 diversi tipi di cibo-spazzatura per ingrassare 25 chili e scattare foto al suo corpo prima e dopo. Ha usato vere banconote da un dollaro per scrivere biglietti da visita su una commissione che prevedeva un costo massimo di un dollaro per biglietto da visita.

E cosa fa all’apice del successo Stefan?

Chiude lo studio per un anno e si trasferisce a Bali. Lì inizia a interrogarsi su sé stesso e il suo percorso personale e lavorativo. Decide anche di chiudere per un anno ogni 7 anni il suo studio.

Al ritorno dal primo anno inizia il suo personale viaggio alla ricerca della felicità e della sperimentazione (anche una sezione del suo sito è dedicata a Happiness). L’intera ricerca diventa un film, da lui diretto e intitolato The Happy Film, che gli costa 7 anni di lavoro, ecco il trailer.

Potete sentire il suo intervento al TED per un design felice e un suo intervento sempre a TED sul potere del tempo libero dove racconta la sua storia.

Felicità e design

Dice Stefan durante la conferenza:

“Bene, c’è una domanda che mi girava nella mia testa da un po’: posso fare più spesso le cose che mi piacciono mentre creo design e meno spesso quelle che non mi piace fare? Cosa che mi ha spinto di nuovo a creare delle liste, solo per capire cosa in realtà mi piace del mio lavoro. Allora, un punto è: lavorare senza pressione e poi, lavorare concentrato, senza esaurirmi, o, come Nancy ha detto prima, veramente immerso con tutto me stesso. Cercare di non restare incastrato nel fare le stesse cose e cercare di non restare dietro al computer tutto il giorno. Questo ha a che fare con l’uscire dallo studio. Poi, provare a lavorare su cose il cui contenuto è realmente importante per me. Ed essere in grado di godermi i risultati finali”.

Dice Stefan nel TED sul potere del tempo libero:

“Ho uno studio di design a New York. Ogni sette anni lo chiudo per un anno per portare avanti qualche piccolo esperimento, cose altrimenti difficili da fare durante il regolare anno lavorativo. Nel nostro anno sabbatico non siamo disponibili per nessuno dei nostri clienti. Chiudiamo completamente. E come potete immaginare, è un periodo fantastico e molto dinamico. In origine avevo aperto lo studio a New York per riunire le mie due passioni, la musica e il design. Creavamo video e copertine per molti musicisti che conoscete e per molti altri di cui non avrete mai sentito parlare. A un certo punto mi sono reso conto che, come per moltissime altre cose nella vita che mi piacciono, tendo ad adattarmici. Ma con il tempo, finiscono per stufarmi. E di certo, nel nostro caso, le cose che facevamo iniziavano ad assomigliarsi tutte. Potete vedere un occhio di vetro fustellato in un libro. E qui più o meno la stessa idea, un profumo impacchettato in un libro, sempre fustellato. Così decisi di chiudere bottega per un anno. Se si considera inoltre che attualmente passiamo più o meno i primi 25 anni della nostra vita a imparare, poi ci sono circa 40 anni dedicati esclusivamente al lavoro, e poi, in coda, alla fine di questo periodo, rimane una quindicina d’anni per la pensione. Ho pensato allora che potesse essere utile togliere cinque anni dalla pensione e disseminarli lungo gli anni lavorativi. Naturalmente è una scelta molto piacevole. Ma, forse ancora più importante, è il fatto che il lavoro di questi anni rifluisce nel mio studio e nella società nel suo insieme.”

Kalanick + Sagmeister

Cosa accomunano queste due decisioni, sia per Kalanick che per Sagmeister?

Molto spesso le idee più creative, stravaganti, che possono renderci felici e nello stesso tempo apportare grande energia al nostro lavoro vengono da momenti di pausa consapevole, da momenti di riflessione in cui ci chiediamo cosa sto facendo?

Mi piace quello che faccio?

Sono felice?

I viaggi (da non confondere con la vacanza) possono essere momenti veramente stimolanti di pulizia mentale dove ci eclissiamo dall’abitudine per vivere esperienze diverse da cui nasceranno per forza idee nuove e diverse, sotto la doccia, sott’acqua con la maschera, mentre raggiungiamo un rifugio in montagna, in una notte passata a confrontarsi con sconosciuti, incontrando e scontrandoci con diverse culture, imparando e volendo fortemente continuare ad imparare dagli altri. Il viaggio è condivisione, contatto profondo, cambiamento di luogo e quindi di prospettiva, il punto di vista da cui guardiamo tutte le cose.

Adam Galinsky della Columbia University di New York ha pubblicato uno studio sul come viaggiare e “staccare” possano incrementare la creatività e la profondità di pensiero, dice: “Le esperienze rafforzano sia la flessibilità cognitiva sia la capacità di approfondire e di integrare i pensieri, la facoltà di stabilire collegamenti profondi tra forme molto diverse, la chiave è la disponibilità a farsi coinvolgere, la capacità di immergersi in un’altra cultura e di adattarsi”.

Mary Helen Immordino-Yang, professoressa associata di pedagogia e psicologia alla University of Southern California dice: “Molte ricerche hanno dimostrato che la capacità di confrontarsi con persone provenienti da un altro contesto e di uscire dalla propria zona di sicurezza aiuta a costruire un senso di sé più forte, la capacità di modificare le nostre idee e i nostri valori è legata alla ricchezza delle nostre esperienze culturali”.

Ebbene, non ci resta che programmare il nostro periodo di viaggio o costruire uno spazio tempo in cui dedicarci anche ad altro, arricchendo la nostra vita di nuove esperienze.

Il TED di Stefan finisce così: “Sono felice di essere vivo. Sono felice di essere vivo. Felice di essere vivo”.

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