C’è un sistema scemo che si sta diffondendo da diversi anni nel digital marketing e che rischia di farci passare tutti per dei pagliacci. Ma soprattutto offende te.

Ok, Houston, abbiamo avuto un problema qui: siamo diventati tutti uguali. Ma non nel senso che finalmente godiamo tutti di pari diritti, no: siamo diventati tutti uguali a un archetipo che ci è stato proposto come l’unico modello giusto da imitare pedissequamente – e guai a metterci un po’ di sé!

Ci hanno riempito la testa con metodi gratuiti, infallibili, definitivi, inconfutabili, esclusivi, unici, immutabili, costruiti attorno a un numero a caso di regole gratuite, infallibili, definitive, inconfutabili, esclusive, uniche, immutabili, per avere successo, fare soldi, generare contatti, sfondare sul web in poco tempo, senza sforzo, comodamente in poltrona o su una spiaggia tropicale o dove ti pare.

Metodi gratuiti, infallibili e vecchi merletti

E poco importa se ognuno di questi metodi gratuiti sia, in realtà, solo uno spot per venderci qualcosa a un prezzo spropositato – a noi importa solo che sia ‘gratuito’.

Poco importa se ognuno di questi metodi gratuiti e infallibili, obiettivamente, sia verificabile solo a posteriori e solo se è stato attuato, a pagamento, dalla mente che lo ha ideato.

Poco importa se ognuno di questi metodi definitivi sia, in estrema sintesi, il gancio per farci conoscere (e venderci) un sistema ancor più definitivo che renda definitivo alla massima potenza il metodo gratuito, infallibile e definitivo proposto in precedenza.

Poco importa se ognuno di questi metodi inconfutabili sia, puntualmente, sbugiardato da un altro sistema gratuito, infallibile, definitivo e inconfutabile proposto da qualche altro guru del marketing e che si dimostra essere identico a quello appena screditato.

Poco importa se ognuno di questi metodi esclusivi sia, prontamente, proposto ad altre mille mila persone e sia standardizzato in una serie di regole uguali per tutti.

Poco importa se ognuno di questi metodi unici sia, inequivocabilmente, riproposto da chiunque con parole neanche troppo diverse.

Poco importa se ognuno di questi metodi immutabili sia, inevitabilmente, suscettibile di modifiche in base al moto dei pianeti.

Poco importa, insomma, quale sia la reale natura di questi metodi, quello che a noi interessa è che siano:

  • gratuiti,
  • infallibili,
  • definitivi,
  • inconfutabili,
  • esclusivi,
  • unici,
  • immutabili

e, soprattutto, che ci facciano avere successo e fare soldi online in maniera facile, veloce e senza fare un cazzo.

La stessa grammatica per tutti che non fa bene a nessuno

Questo modello, che ci è stato proposto come l’unico archetipo virtuoso da imitare pedissequamente, ha fatto sì che prendessimo per oro colato tutte le stronzate dei vari marketers che troviamo sui social o che ci propinano durante una consulenza o prima di un video youtube del nostro panino preferito.

Per cui, adesso, parliamo tutti allo stesso modo, ci rivolgiamo tutti alle stesse persone, usiamo tutti gli stessi schemi.

E poco importa se siamo gioiellieri, birrai, parrucchieri, geometri, ristoratori, psicologi, startup e compagnia bella: tutti vogliamo vendere qualcosa, vogliamo convincere, vogliamo ammaliare; vogliamo farlo con quelle dieci parole che ci hanno detto che funzionano, per cui tutti adesso vendiamo consulenze esclusive, tutti proponiamo regole definitive, tutti facciamo voli pindarici di quindici minuti per dare una informazione (perché ogni parola che diciamo deve essere supportata da mille mila metamessaggi che provano a fare il lavaggio del cervello a chi li dovrebbe recepire), tutti chiamiamo le nostre attività con nomi improbabili, perché ci hanno detto che «Così si intercetta la domanda latente degli utenti che si incrocia con l’algoritmo che fa sì che si indicizzi una determinata parte della coda lunga della keyword e allora vedrai che gli elefanti voleranno (hai presente Dumbo?) e bla bla bla».

Ma veramente siamo così suggestionabili?

Possibile che non ci rendiamo conto che, così facendo, diventiamo tutti uguali, tutti novelli yuppies anni Ottanta rampanti, aggressivi e famelici – rischiando di apparire ai nostri utenti freddi, impersonali, opportunisti, poco veritieri…?

Sarò un nostalgico romantico, un sognatore, se vogliamo, ma per noi di Caroselling la comunicazione è un’altra cosa. La pubblicità è un’altra cosa.

Qual è la pubblicità migliore?

La pubblicità è una cosa importante.

Siamo circondati dalla pubblicità, pedinati, quasi braccati. Soffocati. Che palle!

Apri Facebook e ogni 3-4 post trovi una pubblicità.

Apri Instagram e ogni 2-3 foto trovi una pubblicità, ogni 2 stories una pubblicità.

Guardi un video su YouTube e ogni volta devi aspettare 10, 20, 30 secondi di pubblicità prima di guardarlo (e se il video è molto lungo, trovi 5, 10, 20 secondi di pubblicità tra un frame e l’altro).

Scorri il feed di Twitter e ogni 8-9 tweet c’è una pubblicità.

Provi a leggere l’articolo di un sito e web e ogni 10 righe trovi un banner pubblicitario.

Accendi la televisione e ogni programma è interrotto da almeno 3 pubblicità.

Accendi la radio e idem.

Non ho nulla contro la pubblicità, sia chiaro (sono ancora tra quelli che la ritengono l’anima del commercio); ma con l’esplosione del web e del relativo web marketing, l’attenzione che ognuno di noi rivolge alla pubblicità è precipitata.

Non so te, ma io le pubblicità neanche le guardo più, le scorro subito, le salto, le dribblo, le blocco.

Sono diventato più selettivo, guardo solo quelle (poche) pubblicità che davvero catturano la mia attenzione, quelle che mi trattano come una persona e non come un consumatore, quelle oneste, quelle che non parlano come parlano tutte. Quelle che non puzzano di pubblicità becera lontano un miglio, per intenderci.

La pubblicità migliore è sempre quella che non sembra una pubblicità.

Non si tratta, quindi, di investire un budget sempre maggiore in ADV, ma di produrre contenuti onesti (avrei potuto dire ‘contenuti di valore’, ma è un’espressione che usano tutti e che non vuol dire niente).

Le persone (non gli utenti, le persone) interagiscono con un contenuto, di qualunque tipo esso sia, se e solo se li tocca emotivamente, se li rappresenta, se riescono a identificarsi in esso. Se innesca in loro una qualche risposta emotiva.

La pubblicità migliore è quella che innesca risposte emotive nelle persone, è quella che comunica con autenticità, umanità ed empatia. Senza manipolazioni da guru de noaltri.

Ok, dov’è la fregatura?

Siamo diventati così suggestionabili, sul web, che spesso corriamo il rischio di trasformarci in tanti Re Mida del web marketing al contrario e trasformiamo l’oro in ciarpame. Tutto ciò mi rattrista.

Ormai, per promuovere (o anche solo comunicare) qualcosa online usiamo tutti gli stessi trucchi:

  • Testi aggressivi e persuasivi,
  • Punti esclamativi ovunque,
  • Banner e popup,
  • Inutili guide e corsi gratuiti che si trasformano in spudorati up-sell,
  • Foto (finte) di (finti) utenti felici con il nostro prodotto,
  • Funnel e newsletter di indottrinamento che battono e ribattono sempre sullo stesso concetto,
  • Offerte last-minute, imperdibili, esclusive, riservate e bla bla bla, il tutto entro oggi, poche ore, pochi minuti, pochi secondi.

Questo sortisce l’effetto contrario: porta le persone a chiedersi «Ok, dov’è la fregatura?».

Questi trucchi, ormai stantii e abusati, ci mettono sullo stesso piano dei venditori di fumo, anche se noi vendiamo un bell’arrosto succulento.

Dobbiamo essere in grado di dare forma, senso e sostanza a idee a pagine.

È questa la pubblicità migliore che possiamo proporre alle persone. È questo il miglior modo per comunicare i nostri valori e quelli della nostra azienda, senza che le persone diffidino delle nostre buone intenzioni.

E, ovviamente, NO, NON È GRATUITA.

Caroselling © 2024