Due anni fa ci lasciava Sergio Marchionne.

Il ricordo di Sergio

John Elkann, presidente di FCA, un anno fa lo ricordava così: «A un anno dalla scomparsa di Sergio Marchionne, l’esempio che ci ha lasciato è vivo e forte in ognuno di noi. Quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale, di cui è sempre stato il più convinto promotore, continuano a guidare le nostre aziende. La ricerca dell’eccellenza, tanto dei risultati quanto del modo in cui raggiungerli, è parte integrante di ognuna di esse. A Sergio piaceva descrivere FCA, CNH Industrial e Ferrari come aziende ricche di donne e uomini di virtù. Persone che sentono la responsabilità di ciò che fanno, che agiscono con decisione e coraggio, che non si tirano indietro quando si tratta di dare il buon esempio. Se le nostre aziende sono così oggi, lo dobbiamo anche a lui. Gli saremo sempre grati per averci mostrato, con l’esempio, che l’unica cosa che conta davvero è non accontentarsi mai della mediocrità, essere sempre ambiziosi nel cambiare le cose in meglio, lavorando per la collettività e per il nostro futuro, mai per sé. Oggi c’è chi ricorda il leader illuminato, chi ricorda l’uomo, chi l’amico. Tutti noi lo ricordiamo con immenso affetto.»

La genesi, il percorso, i valori

Abruzzese e naturalizzato canadese, c’è chi lo ha amato, c’è chi lo ha odiato: di certo non si può restare indifferenti davanti a un personaggio come lui, che ha cambiato e segnato la nascita di colossi industriali e ne ha risanati altrettanti secondo valori semplici «i valori con cui sono cresciuto e che sono stati alla base della mia educazione: la serietà, l’onestà, il senso del dovere, la disciplina, lo spirito di servizio».

In vita cambia la sorte di diverse aziende.

Nasce a Chieti e muore due anni fa prematuramente a Zurigo. Trasferitosi in Canada dopo l’adolescenza lì consegue una laurea in filosofia a Toronto e poi un’altra in legge sempre a Toronto. Ottiene un master in Business Administration. Inizia la fase di lavoro operativo. Da procuratore legale, avvocato e commercialista, esperto di fisco, amministratore delegato fino a creare poi la FCA ed arrivare alla Ferrari come presidente .

Per tutta la vita ha combattuto la burocrazia a favore della concretezza e dell’operatività: «qualche ragione c’è se gli investimenti esteri sono ancora così bassi. E queste ragioni si chiamano burocrazia, servizi, infrastrutture, tasse e costi di gestione. Ho visto che i vincoli burocratici alla fine proteggono aziende inefficienti, aziende che non hanno prospettive di sviluppo e nella maggior parte dei casi scaricano i costi sui clienti», e ancora «se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo».

Mai fermo, mai domo, durante le festività in Italia si recava negli uffici degli Stati Uniti per lavorare, viceversa faceva durante le festività statunitensi, la sua parola chiave era dinamismo, il suo simbolo il maglione blu, che ha portato tutta la vita, di cui teneva decine di capi in tutto il mondo in modo da averne ovunque a disposizione, la sua passione la Ferrari e la musica lirica.

È stato celebrato da Time, da Forbes, ha lasciato il segno in ogni azienda, promuovendo la meritocrazia: «ho promosso ragazzi che erano qui da tempo, ma che venivano soffocati dai loro capi e non credo assolutamente alla regola che più sono giovani più sono bravi. Anzi. Sono per il riconoscimento delle capacità delle persone, che abbiano trenta o sessant’anni

In memoria

Ho amato molto queste sue parole e cerco ogni giorno di farle mie: «I leader, i grandi leader, sono persone che hanno una capacità fenomenale di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno dei loro team. Esiste un mondo in cui le persone non lasciano che le cose accadano. Le fanno accadere. Non dimenticano i propri sogni nel cassetto, li tengono stretti in pugno. Si gettano nella mischia, assaporano il rischio, lasciano la propria impronta. È un mondo in cui ogni nuovo giorno e ogni nuova sfida regalano l’opportunità di creare un futuro migliore. Chi abita in quel luogo non vive mai lo stesso giorno due volte perché sa che è sempre possibile migliorare qualcosa».

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